Mori Benedetto
(Arezzo 1807-post 1845)Figlio dello scultore e intagliatore aretino Donato, era imparentato con Pietro Benvenuti. Dopo aver frequentato la scuola Libera di Disegno fu all’Accademia di Belle Arti di Firenze, prima con sussidio della Fraternita dei Laici e poi del Granduca Leopoldo II, dal 1831 al 1841, seguendo corsi di pittura e di scultura e partecipando alle mostre dell’istituto almeno nel 1834, 1840 e 1841. Nel 1830 gli fu conferito il primo premio del concordo di belle arti indetto dall’ Accademia Petrarca di Arezzo, della cui commissione facevano parte anche Ranieri Bartolini e Raimondo Zaballi, con la copia da Benvenuti della sola figura della Giuditta con la testa di Oloferne. Eseguito in gesso il busto colossale di Francesco Petrarca, nel 1835 si offerse di tradurlo in marmo per una cifra conveniente perché fosse collocato nel nuovo teatro aretino, con l’appoggio dei suoi insegnanti d’ Accademia Pietro Benvenuti e Stefano Ricci. Nello stesso anno fece omaggio alla Fraternita dei Laici del busto in gesso raffigurante Madonna Laura, come saggio di pensionato. Ad analoga origine potrebbe risalire anche il bassorilievo inedito con Giove e Ganimede. Nel 1840 partecipa di nuovo all’Esposizione aretina dell’Accademia Petrarca con un busto raffigurante Lorenzo Fabbroni e con un disegno dell’Ercole Farnese; nel 1842 con il busto del Granduca, un suo medaglione funebre in memoria di Giacomo Barzellotti che venne poi collocato nel Camposanto di Pisa e un disegno del disegno della Maddalena tratta da Noli me tangere di Alessandro Allori della chiesa aretina della Santissima Trinità. Da una richiesta di sussidio agli studi presso l’Accademia fiorentina, nel 1845, apprendiamo che stava lavorando al monumento funebre del vescovo Sebastiano Maggi nel Duomo di Arezzo, dove il busto porta però la firma di Giuseppe Cresci. Ricerche effettuate presso l’archivio storico del comune di Arezzo precisano che Mori non risulta residente in città dopo il 1865 e che perciò a quella data poteva essersi trasferito altrove, oppure era già deceduto.
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