Mannozzi Giovanni
Artista detto anche Giovanni da San Giovanni.
Nacque a San Giovanni Valdarno il 20 marzo 1592 dal notaio Giovan Battista di Agnolo, che lo avviò alla carriera notarile e poi a quella ecclesiastica. Abbandonati gli studi, il M. si trasferì a Firenze, dove il canonico Filippo Del Migliore, amico dello zio paterno Francesco, ne favorì l'ingresso nella bottega del pittore Matteo Rosselli verso il 1608 (Cicconi, p. 99). Con ogni probabilità, contemporaneamente all'apprendistato presso Rosselli, il M. perfezionò lo studio della prospettiva con Giulio Parigi, con il quale verosimilmente collaborò all'allestimento degli apparati scenici per le esequie della regina di Spagna Margherita d'Austria celebrate nel 1612.
Nacque a San Giovanni Valdarno il 20 marzo 1592 dal notaio Giovan Battista di Agnolo, che lo avviò alla carriera notarile e poi a quella ecclesiastica. Abbandonati gli studi, il M. si trasferì a Firenze, dove il canonico Filippo Del Migliore, amico dello zio paterno Francesco, ne favorì l'ingresso nella bottega del pittore Matteo Rosselli verso il 1608 (Cicconi, p. 99). Con ogni probabilità, contemporaneamente all'apprendistato presso Rosselli, il M. perfezionò lo studio della prospettiva con Giulio Parigi, con il quale verosimilmente collaborò all'allestimento degli apparati scenici per le esequie della regina di Spagna Margherita d'Austria celebrate nel 1612.
Dal 1612 il M. risulta essere immatricolato nei registri dell'Accademia del disegno. Nel 1615 il M. ricevette l'incarico per due tele con coppie di Putti in volo che intrecciano ghirlande destinate al soffitto di una stanza di casa Buonarroti, di cui si registrano pagamenti ancora nel 1619.
Nello stesso anno fu altresì impegnato nella decorazione della cupola di S. Salvatore in Ognissanti, che raffigura Cori angelici. Per la medesima chiesa fiorentina dipinse inoltre, a partire dal 1616, cinque lunette del chiostro con Scene della vita di s. Francesco, portando a termine i lavori nel 1619, come risulta dalla data apposta sul S. Francesco in adorazione della Vergine con il Bambino che reca anche la sua firma.
Ancora nel 1616 il M. venne incaricato di dipingere l'Allegoria di Firenze sulla facciata della dimora del granduca di Toscana Cosimo II de' Medici in piazza della Calza. Gli affreschi sono in larga parte perduti, ma se ne conoscono la struttura e l'iconografia di massima attraverso un disegno dello stesso M. (Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi). L'anno seguente il granduca lo nominò "familiare di corte" insieme con Jacques Callot e Filippo Angeli (Filippo Napoletano).
Tra il 1619 e il 1620, in due fasi distinte, il M. coordinò insieme con Giulio Parigi l'équipe di artisti impegnati nella decorazione della facciata di palazzo dell'Antella in piazza S. Croce a Firenze, realizzando personalmente alcune Allegorie delle Virtù.
Nel 1620 eseguì firmandole la Circoncisione per S. Bartolomeo a Cutigliano e la Decollazione del Battista che gli fu richiesta dalla Compagnia di S. Giovanni Decollato della chiesa di S. Lorenzo a San Giovanni Valdarno (oggi nella basilica di S. Maria delle Grazie).
Nel maggio del 1621 il M. ricevette inoltre dalla basilica di S. Maria delle Grazie a San Giovanni Valdarno il pagamento per due affreschi raffiguranti l'Annunciazione e lo Sposalizio della Vergine. All'inizio del terzo decennio il pittore affrescò anche la cappella Calderini in S. Croce a Firenze con Storie della vita di s. Andrea. Il 24 apr. 1621 la sua firma compare in margine al conto finale dei lavori.
Quando, nello stesso 1621, Maria Maddalena de' Medici entrò in ritiro nel monastero domenicano della Crocetta, il M. si propose per la decorazione della cappellina collocata nel giardino.
Sempre al 1621 risale la decorazione firmata della cappella del palazzo Brancadoro, attualmente Mainoni-Guicciardini, a Vico d'Elsa, con episodi della Vita della Vergine.
Sicuramente dopo il 1620 (Giglioli, 1930, p. 432) si devono collocare inoltre le Storie di s. Paolo e le Figure allegoriche della cappella Inghirami nella cattedrale di Volterra, concluse di certo entro il 1622, la cui attribuzione al M., a dispetto della mancanza di sostegni documentari, è sostanzialmente accettata dalla critica per ragioni di stile. Alla fase conclusiva della prima attività toscana (1620 circa) è da ricondurre anche la Sposa novella, eseguita per don Lorenzo de' Medici e in origine nella villa La Petraia a Castello (Firenze, Galleria Palatina).
Intorno al 1621 il M. compì il primo viaggio accertato a Roma, con Francesco Furini e con l'allievo Benedetto Piccioli (Barsanti, pp. 80 s.). La prima commissione documentata nella città papale gli giunse nel giugno 1622, quando l'Arciconfraternita di S. Giuseppe dei Catecumeni e dei Neofiti gli assegnò la decorazione a fresco della cappella di S. Carlo Borromeo nella chiesa della Madonna dei Monti.
Nel 1623 il cardinale Giovanni Garzia Mellini gli affidò gli affreschi dell'abside della chiesa dei Ss. Quattro Coronati, di cui era titolare.
Per Mellini il M. eseguì anche gli affreschi della cappella di famiglia in S. Maria del Popolo, con Storie della vita di s. Nicolò e Virtù.
Durante gli anni romani il M. godette della protezione del cardinale Guido Bentivoglio, consigliere artistico della famiglia Barberini, e di suo fratello il marchese Enzo. In un periodo compreso tra il 1622 e il 1627 il pittore fu impegnato nella decorazione di alcune sale del palazzo Bentivoglio a Monte Cavallo (oggi Pallavicini Rospigliosi).
Per le committenze romane il M. affrontò anche soggetti "di genere", realizzando tele come La burla del Piovano Arlotto ad alcuni cacciatori (Collezione Scarsdale, Kedleston Hall, Derbyshire), commissionato - stando a Baldinucci (p. 243) - dal cardinale Francesco Barberini ma poi donato dall'artista a Giovan Francesco Grazzini, e il Contratto di matrimonio del 1627 circa (Roma, Galleria nazionale d'arte antica a Palazzo Corsini), ricondotto al corpus dei suoi rari dipinti da cavalletto da Briganti (1950, pp. 56 s.).
Il soggiorno a Roma ebbe fine nel 1628, quando il M. si trasferì a Gualtieri dove, insieme con Ippolito Provenzale, dipinse due grandi scene tratte dalla storia dei Bentivoglio nel salone dei Giganti del palazzo di famiglia (oggi palazzo del Comune).
Il M. fece quindi ritorno in Toscana, per lavorare nuovamente a San Giovanni Valdarno. Nella frazione Montemarciano, dove i Mannozzi avevano numerose proprietà, si conserva nella cantoria dell'oratorio della Ss. Annunziata un ciclo di affreschi con Cori di angeli musicanti plausibilmente attribuita al pittore (Giglioli, 1949, pp. 50 s.). Nel 1629 il M. firmò e datò l'arredo pittorico della cappella del Ss. Sacramento nella badia di S. Salvatore a Settimo, nei dintorni di Firenze, su commissione dell'abate Attilio Brunicci.
A partire dal 1630 egli eseguì quattordici lunette con i Miracoli ottenuti per l'intercessione della Vergine della Fontenuova nel loggiato esterno del santuario della Madonna della Fontenuova a Monsummano. I pagamenti al pittore vanno dal 29 dicembre di quell'anno fino al 26 dic. 1633, quando venne saldata l'Eucaristia per l'altare del coro (Gurrieri, 1973; G. da San Giovanni a Monsummano, pp. 36-38, 57).
Attorno al 1630 si data anche la decorazione del cortile della villa del Pozzino a Castello, eseguita dal M. per Giovan Francesco Grazzini. Vi sono rappresentate storie tratte dall'Asino d'oro di Apuleio e varie favole mitologiche di tema licenzioso, accompagnate da versi satirici composti dal pittore stesso.
Nel 1633 il M. firmò e datò le Storie di s. Caterina della cappella del piano nobile di palazzo Pallavicini Rospigliosi a Pistoia, realizzate probabilmente per Caterina di Vincenzo Rospigliosi.
Nello stesso anno terminano anche i pagamenti per la serie di affreschi nel refettorio del convento di S. Trinita a Firenze.
Risulta generalmente collocata verso il 1633 anche la Quiete che pacifica i venti affrescata sul soffitto della galleria della villa La Quiete a Quarto nei pressi di Firenze (oggi conservatorio delle minime ancelle di Trinità), sebbene Baldinucci (p. 210) suggerisse una datazione di molto precedente, indicando quale committente Cosimo II, scomparso nel 1621. È invece possibile riconoscere nella granduchessa Cristina di Lorena la "responsabile" del cantiere, poiché il nome anagrammato della duchessa compare sul soffitto della galleria dove campeggia l'opera del Mannozzi.
Alla fine del 1634 il M. ottenne da Giovanni Carlo de' Medici l'incarico dei lavori nella villa a Mezzomonte (oggi Corsini) dove affrescò Ganimede accolto da Giove e la caduta di Ebe.
L'ultimo incarico di rilievo giunse ancora dal casato dei Medici quando, nel 1635, il granduca Ferdinando II affidò al M. la decorazione dell'attuale sala degli Argenti in palazzo Pitti.
L'esecuzione del ciclo venne interrotta a causa dell'improvvisa morte del M., avvenuta a Firenze il 6 dic. 1636 (Giglioli, 1949, p. 14); restarono incomplete la parete occidentale, quella orientale e la porzione di affresco sottostante alla finestra della parete settentrionale (Campbell, p. 4).
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